Dolore neuropatico: i risultati di un nuovo studio.
Alcune terapie farmacologiche standard relative al trattamento del dolore neuropatico possono causare dipendenza o intolleranza. Pertanto negli ultimi anni i trattamenti non farmacologici hanno suscitato grande interesse per le persone soggette a dolore neuropatico. In un recente studio condotto da ricercatori dell’Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro” (UPO) e dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria SS. Antonio e Biagio e Cesare Arrigo di Alessandria e pubblicata su Pebmed, sono stati valutati gli effetti benefici di una nuova combinazione di palmitoiletanolamide ed Equisetum arvense L.
Confermata l'efficacia della combinazione palmitoiletanolamide ed Equisetum arvense L.
La biodisponibilità della combinazione palmitoiletanolamide ed Equisetum arvense L. – si legge nell’abstract dello studio – è stata inizialmente analizzata in una barriera intestinale 3D che simula l’assunzione orale per analizzarne assorbimento e biodistribuzione ed escludere la citotossicità. In una fase successiva, è stato realizzato un modello di tessuto nervoso 3D per studiare gli effetti biologici della combinazione durante i meccanismi chiave che portano alla neuropatia periferica.
I risultati – spiegano gli autori – dimostrano che la combinazione ha attraversato con successo la barriera intestinale e ha raggiunto il sito bersaglio, modulando il meccanismo di recupero nervoso dopo la lesione delle cellule di Schwann e offrendo una risposta iniziale di sollievo dal dolore. Questo lavoro, in definitiva, ha confermato l’efficacia della palmitoiletanolamide e dell’Equisetum arvense L. nel ridurre la neuropatia e nel modificare i principali meccanismi del dolore, delineando un possibile approccio nutraceutico alternativo.
Il problema dell’assorbimento non è mai secondario. Una molecola, così come un farmaco, deve essere biodisponibile, ovvero arrivare al “target” altrimenti il trattamento più essere nullo o inefficace.
Domenico Chiericozzi
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